Il Falò per la Venuta

Giovedì 9 dicembre 2010 ore 18.30 
- Messa nella Cattedrale di San Giuliano (Macerata) presieduta da S.E. Mons. Claudio Giuliodori;
- Processione festosa al termine della Messa;
- Falò in Piazza della Libertà verso le 19.15 e annuncio del 33° Pellegrinaggio.

 

I Focaracci della Venuta
Emanuele Sorichetti e Eleonora Corvatta

Nella storia del Cristianesimo è annoverato uno strano episodio. Intorno alla zona di Loreto un’enorme gratitudine spinse il popolo di Dio ad accendere fuochi d’allegrezza, per accogliere Lui che veniva di nuovo, per fargli strada nella notte. La notte tra il 9 e il 10 dicembre infatti, che riporta dritti al 1294, quando la Santa Casa dove il Verbo si era fatto carne fu traslata fino al porto di Recanati, non poteva accogliere quell’arrivo senza essere illuminata. Così, a partire dal 1617, per iniziativa dei cappuccini P. Bonifazio d’Ascoli e fra Tommaso d’Ancona, le campagne cominciarono ad illuminarsi di attesa, della grande attesa della “Venuta”: per tutti gli anni a venire si sarebbero accesi grandi falò per onorare il miracoloso trasporto delle pietre sulle ali degli angeli.

Da lì in poi la tradizione crebbe e si arricchì di particolari, specie nei comuni della "Via Lauretana". Nel 1624, per esempio, il comune di Recanati ordinò che, per mantenere vivo l'anniversario della traslazione (di cui non mancano, certo, le testimonianze storiche), si accendessero fuochi, si sparassero i mortai e si suonassero le campane, dando al rito una risonanza anche civile. Si diffusero inoltre le prime testimonianze iconografiche della traslatio raffiguranti la casetta di Nazaret con sopra, seduti, la Madonna e il bambino. 

Ma le informazioni più vivide le abbiamo raccolte in questi giorni, a partire dalla memoria popolare di alcuni nonni in cui è ancora viva la ricorrenza dei Focaracci. L'espansione dei festeggiamenti (se ne trovano tracce dal Nord al Sud) va di pari passo con la eccezionale varietà di nomenclature: c'è chi li chiama "fuochi", chi "focheracci", chi ancora "faoni", "fogarò", o "foghère". Ma la denominazione, forse, più curiosa è quella di "faori" (favori), che sembra rievocare l’aiuto di Dio sui suoi fedeli.

Tutti raccontano con grande gioia quella festa in cui la campagna d’intorno (e talvolta il centro delle stesse mura cittadine) si animava, con i mille dettagli di quei momenti: innanzitutto ogni famiglia si preparava raccogliendo la legna nei giorni precedenti e accatastando le fascìne. In alcuni casi nelle contrade e nei quartieri ci si radunava intorno a un fuoco più grande per ritrovarsi insieme: ognuno portava il suo sgabello e si iniziava la recita delle "Litanie Lauretane", invocando la protezione della Madonna, "Porta del Cielo" e "Stella del mattino".

Immaginatevi che festa! Fino a pochi decenni fa, alle 20 del 9 dicembre, si udivano i rintocchi delle campane vicine e quando le luci artificiali erano di meno si scorgevano bagliori dappertutto; più indietro nel tempo, invece, le campane suonavano alle 3,30 della notte, ora in cui la S. Casa avrebbe toccato terra. Chi disponeva di un'arma da fuoco doveva sparare un colpo in aria, in segno di festa; di seguito veniva celebrata la "Messa della Venuta". Ad Ancona durante la vigilia si digiunava, mentre nelle popolazione del piceno veniva consumato un’abbondante pasto battezzato con il nome di “Nataletto”.

Oggi la festa ha visto sicuramente un ridimensionamento in termini di partecipazione ed è diventata ormai un’iniziativa personale, ma non per questo debole. L’attesa per l’apparizione della Casa tanto cara a marchigiani e non è ancora vivace, tant’è che in quella notte qualcuno continua ad invitare i bambini ad alzare il naso all’insù, per scorgere tra le stelle gli angioletti con le pietre sacre. C’è chi ancora non può evitare di riaccendere quel fuoco, magari nell’aia, invitando i vicini davanti alla propria casa. In molte località (Marche, Umbria, ma ci dicono anche Liguria, ecc.) la proposta viene – nientemeno – dalle pro-loco, a testimoniare che questo fatto curioso mantiene tutta la sua contemporaneità.

E la stessa vivacità riaccade oggi, ogni anno, a Macerata, dopo che il recupero del tradizionale Pellegrinaggio ha tirato dentro anche questa bella festività popolare. Da un certo punto di vista si può dire che il Falò che si accende il 9 dicembre in Piazza della Libertà è il nostro inizio: non solo perché funge da occasione concreta per annunciare ufficialmente il prossimo Pellegrinaggio 2010, ma anche perché senza questa Venuta, che è di per se una festa per l’uomo di oggi, non avremmo un luogo verso cui camminare, non avremmo (vicina e tenera) una Madre a cui rivolgerci per essere esauditi.