In 65 mila in marcia con un sogno nel cuore

Il pellegrinaggio Macerata-Loreto: cronaca di una notte magica. Alla 29esima edizione hanno partecipato anche gruppi arrivato da Islanda e Paraguay. "Siamo qui perché vogliamo camminare verso il bello e in cerca della verità".

La notte dei pellegrini Macerata, 4 giugno 2007- Quando per la prima volta un gruppo di persone ha percorso a piedi i trenta chilometri che separano Macerata e Loreto era il 1978, ad avere avuto l’idea era stato don Giancarlo Vecerrica, ora vescovo di Fabriano, insieme agli studenti del terzo liceo classico di Macerata, e a partire furono in poco più di 300. Ieri sera, a mettersi in cammino per lo stesso viaggio, un viaggio lungo una notte, sono stati in sessantacinquemila, prevenenti da tutta Italia e da molte parti d’Europa. L’inizio di tutto è allo stadio Helvia Recina, uno spettacolo imponente di colori e presenze. Dal pulpito è il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, a portare l’augurio e la benedizione di papa Benedetto XVI. "Questo pellegrinaggio — ha detto Bertone — è un avvenimento importante, è il segno che la Chiesa è viva ed è l’avanguardia del futuro".

Accanto a lui concelebrano la Messa solenne monsignor Vecerrica, il nuovo vescovo di Macerata, Claudio Giuliodori, e i vescovi di Ancona, Fermo e Loreto. Ad assistere alla cerimonia, immersi nel silenzio speciale degli avvenimenti solenni, una platea di volti, storie e realtà diverse. Nelle prime file molte autorità e personalità politiche: il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, il governatore Spacca, il presidente della Provincia di Macerata, Giulio Silenzi, e poi i parlamentari, da Maria Paola Merloni a Mario Baldassarri a Francesco Casoli, il sindaco di Macerata, Giorgio Meschini, e i sindaci della provincia. Ma da quel palco partono molti messaggi importanti, e non solo dalle autorità ecclesiastiche. Savino Pezzotta, portavoce del ‘Family day’, così saluta la folla: "Non vogliamo solo un mondo giusto, ma anche un mondo bello. Amare quello che è bello è il senso del nostro metterci in cammino oggi come il 12 maggio nella piazza degli italiani. Non rivendichiamo altro che la gioia del cammino e i valori in cui crediamo. Sappiamo da dove veniamo, sappiamo dove andiamo, camminiamo sapendo di essere fratelli, che abbiamo a cuore la dimensione della famiglia: è bello essere qui".

Gli fa eco Eugenia Roccella: "Siamo un popolo che sa riconoscersi, che sa di esistere, che difende la vita umana". E’ poi il turno di Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera: "Gesù e Maria, venerati anche nell’Islam, sono il tratto saliente di una comune civiltà fatta di valori comuni, quali la sacralità della vita, la dignità e la libertà della persona. Dobbiamo stringerci attorno alla Vergine Maria per scardinare la violenza". Alle 22 il lunghissimo corteo ha cominciato il suo cammino. Di fede o interiore, "perché siamo tutti qui, credenti e non credenti — ha ripetuto più volte don Giancarlo — uniti nel cammino, con un’intenzione nel cuore". "Se siamo qui — ha dichiarato Silenzi — è perché c’è bisogno di fratellanza, amore, pace, valori che pongono la persona al centro della nostra attenzione" La moltitudine, sotto il pericolo di pioggia, ha solcato la notte e la vallata senza lasciarsi sopraffare dalla stanchezza. A cadenze quasi regolari, le preghiere e i canti sono stati interrotti dai racconti di vita di chi condivideva quel viaggio. "Sono Vincenzo. Qualche hanno fa io e mia moglie abbiamo scoperto di aspettare un figlio down. Da quando Francesco è nella nostra vita tutto ha un significato, nulla sfugge, nulla è inutile. Sì, è vero, forse le nostre giornate sono più difficili del normale, ma ci sentiamo sostenuti dagli amici. Chiedo alla Madonna di mantenerci così, semplici, perché chiunque, incontrandoci, si senta a casa, come un bimbo nelle braccia del padre". Poi la testimonianza di Cristian di Erba, che in ricordo della strage dell’11 dicembre 2006 ha costruito, insieme a un gruppo di concittadini, una croce fatta di 11 pezzi: "Quella data, vorremmo cancellarla dal cuore. La nostra ragione chiede un senso, noi abbiamo bisogno di essere salvati e per questo ci affidiamo al cuore materno di Maria: perché il destino delle nostre famiglie ricominci dal Figlio". Dopo più di otto ore di cammino, finalmente, Loreto. All’alba.