Pellegrinaggio

PELLEGRINAGGIO

Dagli studenti delle superiori a «nonna Fiorina», che a 90 anni ha camminato ancora nella campagna marchigiana

Sessantamila alla Macerata-Loreto

Dal Nostro Inviato A Loreto

Un fiume di gente in preghiera lungo le strade che solcano la campagna marchigiana, da Macerata al santuario di Loreto. Sessantamila, più dell'anno scorso, che si pensava fosse l'apice della partecipazione perché coincideva con la venticinquesima edizione. Quando passano per i paesi disseminati lungo l'itinerario, la gente affolla i marciapiedi, si unisce ai canti e alla recita del rosario, fa il segno della croce, i parroci suonano le campane. Anche in piena notte, per testimoniare una vicinanza non formale ma vissuta col cuore da tanti. Il pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto si conferma un'esperienza di popolo e una testimonianza di unità per la Chiesa di oggi. L'hanno detto Paola Bignardi e monsignor Lambiasi, presidente nazionale e assistente generale dell'Azione Cattolica durante il loro intervento allo stadio Helvia Recina di Macerata. L'hanno ricordato i vescovi di Fabriano-Matelica, Vecerrica (fondatore e anima del gesto), quello di Macerata, Conti, e l'arcivescovo di Loreto, Comastri. L'ha sottolineato il cardinale Martino, esortando i pellegrini a farsi costruttori di pace in un mondo minacciato dalla guerra e dall'odio. Nei 27 chilometri del cammino cominciato alle 22 di sabato, preghiere e canti sono intervallati da testimonianze commoventi: Mario e Domenico della comunità di recupero Pars di Corridonia, la romena Alina che lavora nei villaggi rom dove molti «sono vecchi già da giovani», alcuni militari reduci da Nasiriyah, una ragazza madre che quindici anni dopo la nascita del figlio si è riconciliata con i genitori. I pellegrini ascoltano in silenzio, qualcuno si commuove andando col ricordo a qualcosa di simile accaduto anche a lui. Sono uomini e donne che hanno trovato in un incontro la risposta al loro desiderio: «Vogliamo vedere Gesù». Testimoni di una positività che non viene cancellata nella fatica dell'esistenza quotidiana e che trova nella Madonna l'esempio più luminoso a cui guardare. Come ha scritto don Giussani nel messaggio distribuito a tutti i pellegrini: «È la conoscenza di questa positività gioiosa di tutto che dovrà essere riscoperta da voi, e allora anche le fatiche di ogni traguardo affluiranno con torrenti di grazia. I dolori, come la vita, certo non vi mancheranno, ma vivrete la vita come un cammino; anche quando il cammino sarà faticoso, sarà scoperta di un bene veramente grande. Seguite chi onora Cristo, chi ama sua Madre. Offrite ad Essa come sua imitazione la vera giustizia: questa è la strada della santità». Il cammino dei pellegrini - che si conclude alle 6 di domenica mattina nella basilica di Loreto che conserva le pietre della casa di Nazaret - è un tratto di quella «strada della santità» che ogni uomo può percorrere: gli studenti venuti a ringraziare per la fine dell'anno scolastico, i padri di famiglia con i primi capelli grigi, fino a Fiorina, la nonna del pellegrinaggio, che a novant'anni suonati cammina sulle strade che percorreva quand'era una ragazzina di Filottrano, in provincia di Ancona. Allora a piedi nudi in mezzo ai campi, oggi sull'asfalto e col bastone. Con lo stesso desiderio nel cuore: «Vogliamo vedere Gesù».