Vivere intensamente il reale

Abbiamo chiesto a Pierluigi, un caro amico del Pellegrinaggio, che ha accompagnato sua moglie nel tempo della malattia e nel momento della morte, di condividere la sua esperienza provocato dal tema proposto quest’anno: “Come è possibile questo?” (Lc1,34).

Ecco la sua testimonianza.

“Rintracciare ogni giorno l'iniziativa di Dio, che ci strappa dal nulla dell'abitudine che rende grigie le nostre giornate”.

Nel leggere queste parole a commento del tema del Pellegrinaggio di quest’anno, mi si sono presentate alla mente le parole dette da mia moglie ad una ragazza conosciuta nel primo ricovero in ospedale: "Questa malattia mi ha strappato da una vita che via via si stava appiattendo, mi ha riportato all'essenziale. Ringrazio il Signore". Eravamo ancora a Milano per le terapie dopo l’intervento e questa ragazza la chiama al telefono per ringraziarla di quelle parole “che - dice - mi porterò dietro per tutta la vita e che mi stanno già cambiando”. Questa esperienza mia moglie la raccontava anche agli amici che venivano a trovarla. Questa esperienza ha preso anche la mia vita.

Nellina è salita al cielo il 15 febbraio scorso ed è spirata tra le mie braccia, mentre con i figli stavamo recitando il rosario e precisamente meditando il mistero della trasfigurazione di Gesù.

Certo uno nella vita non si augura e non augura a nessuno la malattia, ma quando accade e Dio lo permette puoi scoprire un mondo nuovo, che fino a quel punto della tua vita hai magari solo potuto sfiorare, ma, preso dalla foga del fare, dentro una mondanità pressante, ti sfugge, vedi che fai tante cose anche belle, ma che non ti riempiono completamente il cuore.

La malattia della persona a te più cara, con cui hai condiviso oltre 50 anni di vita insieme, ti fa cambiare; l’istante diventa più denso, sai che il tempo si fa breve, vedi che giorno dopo giorno l’amore della tua vita ha sempre più bisogno di aiuto. E tu ci sei 24 ore su 24 e se all’inizio perdevi anche un po’ di pazienza, perché avevi la pretesa che lei seguisse i tuoi pensieri poi, a poco a poco, questa pretesa scema e rimane Nellina, solo Nellina ed il suo bene.

Allora ti accorgi e fai esperienza di vero amore, di un amore verginale che solo dà e non pretende e fai esperienza di una felicità sconfinata che, dentro al dolore e alla sofferenza, ti riempie il cuore. E ti dici: “ma come è possibile Pierluigi? Tu che hai organizzato anche per lavoro la vita di tutti, adesso ti trovi ad alzare le mani e lasciare i tuoi pensieri per abbracciare solo il bene dell’altro?” Sì, è stato possibile nonostante la mia povertà e fragilità, ho messo solo quel poco che avevo e tutto il resto è venuto da Dio, lo ha messo Lui. Ho sperimentato che tutto puoi in Lui che ti dà la forza nella debolezza. Fai cose che mai avresti pensato di fare e ti sorprendi. Uno squarcio di eterno che ti dà pace, serenità anche dentro una vita che urta.

La seconda scoperta che ho fatto è il valore della famiglia. Cosa avrei potuto fare da solo senza i figli, le nuore e le nipoti? Pochissimo ed invece con tutta la famiglia che si è messa in gioco anche la malattia può diventare luce e splendore. Non nego che abbiamo avuto anche diversità di vedute, anche scontri in certi passaggi, ma quello che ha prevalso e rimane è stato un amore, un aiutarci tra di noi, tutto per accompagnare Nelly nel percorso che Dio ha scelto per lei e quindi per noi.

Terza scoperta, gli amici. Non si può vivere un pezzo della vita così tosto da soli, in solitudine, anche con una famiglia unita. Ho cercato sempre di tenere la porta di casa aperta per incontrare gli amici e tanti sono venuti a fare compagnia a Nellina e me, a raccontarci della vita e pregare insieme. Una forza, una mano di Dio. Senti proprio che qualcuno è lì con te e ti sostiene. È Dio che si serve degli amici tutti: i sacerdoti, gli amici con cui condividiamo la parrocchia, i quadratini (una associazione di malati tosti che si ritrovano ogni giorno su zoom per una messa insieme e per testimoniare quello che vivono nella malattia), gli amici della Fraternità e del Movimento di Comunione e Liberazione di cui Nellina è stata l’inizio a Petriolo nel lontano 1970, quando dieci ragazzi di Petriolo parteciparono a Cagno, in Sila, al campo scuola di Gioventù Studentesca accompagnati da don Quinto. E don Quinto è salito al cielo una settimana prima di Nellina.

Sento la mancanza di Nellina, ma sto sperimentando la sua vicinanza e soprattutto la vicinanza di Gesù che non mi molla, che mi si fa presente attraverso i volti di tanti amici. “Vivere intensamente il reale” ci diceva Luigi Giussani: in questi giorni ne faccio esperienza.