Testimonianza di Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi di Bologna

“Vagliate tutto e trattenete ciò che vale”
Per vagliare occorre avere un criterio. Ho quattro figli, amo mio marito mille volte di più di quanto lo amassi quando ci siamo messi insieme alla fine del liceo. Insegno da 20 anni e nel corso di questo tempo e sempre cresciuta di piu la passione per la vita, per il destino di chi ho incontrato, per le cose che ho letto, visto.

Quando si dice “beati i ragazzi, che bella eta, sarebbe bello tornare indietro…” divento triste, anche per quei ragazzi, perche se non esistesse la possibilità di una bellezza crescente nella vita, perche varrebbe la pena vivere? C’e un segreto che permette di capire perche, andando avanti, procedendo nel tempo , l’orizzonte dell’esistenza invece di restringersi si puo allargare: e il tema di oggi. Per vagliare, per trattenere cio che vale, per cogliere il bello, il vero e il buono della vita occorre un criterio che te lo faccia vedere e te lo faccia amare. Dalla scoperta di questo criterio che ho fatto a 14 anni e dipesa tutta la mia vita. Questo criterio e una chiave capace di aprire tutte le porte: da Leopardi a Platone, dal compagno di banco ai figli, da Bush alla bidella, dai ministri della Pubblica istruzione, agli idraulici: ogni uomo ha un cuore. Ciò che costituisce ultimamente ogni uomo e il suo cuore, ed il cuore e fatto di esigenza di verità, di bene, di bello, di felicita, di giustizia, di un “per sempre”: L’ho capito nell’incontro con delle persone. Ma l’ho capito io, l’ho scoperto come corrispondente a ciò che io ero e da quel preciso momento quel criterio e diventata la mia faccia, il mio modo di entrare su tutto. E’ di ieri mattina l’ultima storia (ne avrei tante da raccontare….). La mamma di tre ragazzi che frequentano la mia scuola, un’amica cara, mi chiama, entusiasta, per propormi di incontrare una persona. Un “tanatologo”, uno psicologo esperto di problemi legati alla morte, che ha fondato un ‘associazione per “aiutare“ quelli che rimangono a “metabolizzare” il colpo della scomparsa dei propri cari. Avevo da fare, stavo preparando gli scrutini di fine anno ed avevo due alternative: liquidarla dicendo che avevo fretta, o usare ancora quel criterio, sfidare il suo cuore: “ o c’e una risposta adeguata al problema della morte perche Cristo e risorto e ci trascina dentro la sua resurrezione che comincia già da ora, nella carne- le ho detto-, oppure sono tutti paliativi .O la morte è vinta davvero, oppure e come dare un’aspirina ad un malato di tumore facendo finta di aver fatto qualcosa di utile”. Sono stata dura, le ho detto che quello era un segno della degenerazione di un tempo come il nostro in cui non si sa piu per che cosa vivere, in cui si fa finta di essere immortali e in cui, anche davanti anche alle domande che i figli adolescenti hanno sempre fatto alle madri si va dallo psicologo”. E lei insisteva dicendo che era un’associazione fatta da volontari che addirittura vanno a casa delle persone che hanno avuto un lutto e aiutano a”svuotare” gli armadi dei vestiti del defunto … “. “Che tristezza -le ho detto-, un tempo erano gli amici, i vicini di casa che facevano compagnia in quei momenti, adesso ci vuole un’associazione di volontariato…” Sono stata molto ferma e credevo si fosse offesa. Mi ha ringraziato , dicendomi che per lei e naturale entusiasmarsi sempre di tutto, e non aveva pensato alle cose che le avevo detto. Mi e ancora piu amica. Occorre sfidare sempre il cuore di chi abbiamo di fronte. Ma per farlo occorre essere certi che esiste una risposta. E’ questa la radice della libertà nei rapporti con i grandi e con i piccoli, con i figli e con il marito, con i poveri e con i potenti. E’ questo, in sintesi, il contenuto dell’appello sull’educazione firmato a dicembre da decine di uomini cultura, banchieri, imprenditori , artisti nel solco lasciato da Rischio educativo di don Giussani. Educare, infatti, significa aiutare a scoprire un criterio capace di vagliare tutto e trattenere ciò che vale. E questo e’ un problema di tutti, ad ogni età. Ma occorre domandarlo. Per questo sono venuta a Loreto.