Secondo un’antica tradizione, la Santa Casa di Nazareth,
nella quale la Madonna nacque e ricevette l’annuncio dell’Angelo,
venne trasportata dagli angeli in territorio marchigiano nella notte del 10 dicembre 1294.

La tradizione lauretana

La Santa Casa

Nel santuario di Loreto sono conservatele le pietre della casa della Vergine di Nazaret. Secondo il racconto della tradizione quelle pietre furono trasportate dagli angeli. La loro prima sosta avvenne in terra d’Illiria, in una località chiamata Fiume ed identificata da alcuni con Tersatto, nel Golfo del Quernaro. Qui la Santa Casa non trovò devozione tra la popolazione e quindi le pietre furono trasferite a Recanati nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294. Anche a Recanati le pietre conobbero diverse tappe: prima il porto, in una selva detta Banderuola, quindi in un terreno che apparteneva a due fratelli che finirono per litigare per dividersi le offerte dei fedeli, ed infine in una strada pubblica sul Monte Prodo, l’attuale collocazione.

Dunque dal 1294 le pietre tra le quali la Vergine visse, ricevette l’arcangelo Gabriele e l’annuncio di diventare madre del Salvatore e tra le quali avvenne l’Incarnazione di Gesù, si trovano in quella che era una piccola località – Loreto – nel comune di Recanati. Loreto divenne diocesi e città solo nel 1586.

Nel 1294 erano trascorsi appena tre anni dalla conquista musulmana dell’ultimo baluardo crociato in Palestina, San Giovanni d’Acri (16 maggio 1291). Sia prima di quella data che successivamente dalla Terra Santa partirono per l’Europa le reliquie più care ai cristiani. Il trasferimento delle pietre della Santa Casa va collegato in questo quadro storico.

Le ricerche archeologiche hanno offerto un grande contributo alla storia della Santa Casa. Si sono scoperti due muri – uno cosiddetto “pre-recanatese”, l’altro “recanatese” – databili tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. Costituivano un sostegno e una protezione attorno alle pietre della Santa Casa, considerata, evidentemente una reliquia e non una semplice chiesetta mariana.

L’architetto Nanni Monelli, in base ad indagini compiute a Loreto sulle dimensioni, i manufatti, la collocazione della Santa Casa, è arrivato altresì alla conclusione – a conferma della tradizione – per la quale i due elementi della Casa della Vergine, ovvero da un lato le pietre lauretane, dall’altro la grotta di Nazareth, risultano parte di una stessa unità, presentando sorprendenti corrispondenze.

La devozione mariana

Secondo un’antica tradizione, la  Santa Casa di Nazareth, nella quale la Madonna nacque e ricevette l’annuncio dell’Angelo, venne trasportata dagli angeli in territorio marchigiano nella notte del 10 dicembre 1294.

Sono molte le fonti letterarie, iconografiche e archeologiche che dalla fine del XII secolo attestano la presenza e il culto della Santa Casa di Loreto. Fin dai primi anni del Trecento, da paesi vicini e da altre parti d’Italia, nonché dall’Europa Settentrionale (ad esempio nel 1322 dalla Germania) e dalla Grecia, i pellegrini iniziarono a muoversi per raggiungere la Casa.

Le indulgenze concesse dai papi, le manifestazioni di devozione dei fedeli e le grazie della Madonna incrementarono sempre più questo fenomeno, che diventò talmente grande da costringere anche le autorità civili locali ad interventi di protezione dei pellegrini tramite il rilascio di salvacondotti, riparazioni e costruzioni di strade, ponti, etc. Nelle vie percorse dai pellegrini la carità dei cristiani aveva inoltre approntato ricoveri ed ospizi.

Numerosi papi, regnanti e personaggi famosi sono giunti nei secoli a Loreto. Nel Febbraio del 1493 l’equipaggio di Cristoforo Colombo nel viaggio di ritorno dopo la scoperta dell’America, sorpreso da una tempesta, fa un voto alla Madonna di Loreto: «Fu gittata un’altra volta la sorte a fine di inviare un romeo (pellegrino) a Santa Maria di Loreto, la quale si trova nella Marca d’Ancona, terra del Papa, ed è la casa dove nostra Signora ha fatto e fa tuttavia numerosi e grandi miracoli». Nel cinquecento Loreto è ormai una delle mete di pellegrinaggio più importanti per i cristiani, ed è perciò conosciuta in tutto il mondo: si registra nel 1582 la presenza dell’ambasciatore russo, inviato al Papa da Ivan IV e, nel 1585, dell’ambasciatore del Giappone.

Il pellegrinaggio comportava nei secoli scorsi numerosi rischi, dovuti alle condizioni delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto. Per ovviare a tali difficoltà e per favorire un clima di raccoglimento, di preghiera e di testimonianza reciproca vengono organizzati numerosi pellegrinaggi di gruppo. Si assiste infatti, dopo il Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, ad una significativa ripresa di questa modalità.

Per il VII Centenario di Loreto (1994-1995) Giovanni Paolo II scrisse all’allora arcivescovo di Loreto, mons. Pasquale Macchi: «La Santa Casa di Loreto non è solo una reliquia, ma anche una preziosa icona, concreta».

Il falò per la venuta

Il 10 dicembre si celebra, secondo il calendario liturgico cattolico, la festa della Madonna di Loreto. La tradizione popolare e religiosa vuole che proprio nella notte del 10 dicembre 1924 la Santa Casa di Nazareth, dove Maria nacque, visse e ricevette l’annuncio dell’Angelo, venisse trasportata dagli angeli in territorio marchigiano.

Nella notte della vigilia della “Venuta” l’usanza popolare ha fatto divenire tradizione la famosa accesa del “focaraccio”, come a voler segnare, illuminandolo, il percorso di quel passaggio miracoloso nella notte buia. Ogni anno contadini marchigiani e associazioni varie mantengono viva la memoria di questo gesto arricchendolo di sincera fede e spontanea devozione alla Madonna Lauretana.

Da molti anni, a Macerata, il “Comitato Pellegrinaggio Macerata-Loreto", invita tutti gli Amici del Pellegrinaggio a realizzare ovunque il tradizionale Falò in piazza, per ricordare la venuta della Santa Casa a Loreto. Questo momento è stato voluto da mons. Giancarlo Vecerrica, ideatore e guida del Pellegrinaggio, anche come circostanza per annunciare in modo solenne l'edizione del Pellegrinaggio dell'anno successivo.

La Vergine di Loreto

La statua della Madonna di Loreto, detta anche Vergine Lauretana, scolpita su legno di cedro del Libano dei Giardini Vaticani e rivestita della tradizionale dalmatica, ha sostituito – per volere di Papa Pio XI – la più antica, del XIV secolo, andata distrutta in un incendio nel 1921.

La prima immagine della Vergine venerata nella Santa Casa era dipinta su una tavola lignea: secondo una tradizione secolare, era opera dell’evangelista San Luca, il medico-pittore, e gli apostoli l’avevano esposta a Nazareth.

Il 13 febbraio 1797 Napoleone Bonaparte (1769-1821) giunse a Loreto, avido di quel tesoro costituito dalle offerte dei fedeli (dai re alla gente comune). All’arrivo del generale francese, una parte del tesoro era stata messa in salvo, ma, grazie al supporto di alcuni giacobini locali, furono comunque trafugati 5 milioni di scudi, 95 chili d’oro, 17 quintali di argento.

La statua della Vergine fu acquisita e spedita a Parigi, al museo del Louvre, catalogata con la seguente dicitura: “Statua di legno orientale, lavoro della scuola egizio-giudaica”. Secondo gli accordi del Trattato di Tolentino, tornò a Loreto nel 1802.

Il culto della Santa Casa di Loreto e della Madonna Nera è ancora vivo in molte chiese in tutto il mondo, dove spesso è presente una replica fedele della costruzione conservata a Loreto o della statua della Virgo Lauretana.

 

Nei manifesti delle ultime edizioni del Pellegrinaggio Macerata-Loreto, l’immagine che ritrae la Vergine con in braccio il Bambino è diversa da quelle utilizzate negli scorsi anni, che non raffiguravano altro che una copia artistica della statua originale.

Si è pensato, infatti, di recuperare uno scatto raro (ad opera di Bruno Longarini) della statua che è gelosamente custodita dai padri Cappuccini nella teca sopra l’altare della Santa Casa e che viene mostrata solo in occasioni speciali.

Il volto originario della Vergine si presenta in tutta la sua maestosità e regalità (lo confermano i decori, i dettagli della veste e il globo crucigero retto da Gesù); eppure ciò che prevale è la semplicità e l’essenzialità della sua postura, del suo sguardo materno pieno di misericordia.