Cosa ci strappa dal nulla? Le parole di don Giussani al Pellegrinaggio Macerata-Loreto

Pubblichiamo la prefazione del Card, Matteo Zuppi, Presidente della Cei, al libro di Domenico Agasso, vaticanista de La Stampa. 

Sferisterio di Macerata. Sabato 11 giugno 2022, 44° marcia Macerata-Loreto. I colori del tramonto si spengono nell’oscurità. Lo Sferisterio è pieno, in attesa della santa messa che segnerà l’inizio del pellegrinaggio verso la Santa Casa: si canta, si prega, si vive un clima di festa e di raccoglimento, in attesa della telefonata del Papa e della sua benedizione.
La domanda che corre sulla bocca di tutti è: «Dov’è don Giancarlo?» Sì, perché monsignor Giancarlo Vecerrica è ovunque: tutti lo hanno visto, ma nessuno sa dove sia. È sempre in movimento, sempre di corsa, sempre in apprensione, nel timore che qualcosa non funzioni o sfugga di mano. Del resto, anche se è da quarantaquattro anni che si svolge la marcia, è sempre come fosse la prima volta. Con quella semplicità e profondità che diventa interiorità, attraverso il canto, la preghiera, i silenzi, la magia di sapere chi siamo e verso dove è diretto il nostro cammino! Ci aspetta la casa di Maria, casa di Gesù, casa nostra, casa di fraternità, dove gustiamo la presenza dell’amore che si è fatto carne. E quando andiamo verso la casa, tutto il mondo diventa casa, la stanza di Dio. Tutti pellegrini. Non tutti uguali: tutti diversi, eppure vicini, scoprendo la gioia di essere parte di un unico popolo.
È un percorso curato nei minimi particolari, metro per metro. Curato anno dopo anno, con la memoria dell’amore. In realtà è sempre pieno di imprevisti, ma tutto diventa occasione per aiutare a contemplare, suggerire, offrire. Il camminare insieme rende la fatica lieve, accompagnata. È davvero una grande analogia della vita e dell’amore di Dio, che si è fatto pellegrino nei nostri itinerari, a volte complicati e duri. Non si lascia indietro nessuno e il compagno di strada sconosciuto è un fratello!
Celebriamo questo anno il centenario della nascita di don Giussani! Lui è il padre e la guida di don Giancarlo, come dice lui stesso: «Nella mia biblioteca c’è uno scaffale dedicato alle sue opere e continuamente mi abbevero alla fonte. Soprattutto nel preparare e realizzare il Pellegrinaggio don Giussani era, è e sarà sempre il faro che mi illumina e mi guida».
Scrive Giussani: «La concezione della vita che abbiamo è quella di un pellegrinaggio. Homo viator, come dicevano i medievali. L’uomo che cammina, che cadrà a terra anche mille volte al giorno, ma mille volte si rialzerà, perché la speranza poggia su una ragione più grande, sempre più grande della propria debolezza. Così quello che iniziamo ora è un simbolo, il simbolo della vita secondo la nostra coscienza cristiana e su questo simbolo venga la benedizione di sua eccellenza».
Sì, è un simbolo che ci aiuta a vivere tutti i giorni, a camminare anche quando l’oscurità è davvero grande, a capire che, proprio quando è buio, le stelle sono più luminose, che non c’è gioia né futuro restando fermi: andiamo verso una casa, la nostra casa, la mia casa, perché casa dei figli. Ecco perché possiamo rendere questo mondo tutto una casa e i fratelli, anche i più distanti, fratelli tutti.
Grazie don Giussani. Grazie don Giancarlo.

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