Testimonianza dei ragazzi della Cooperativa PARS (Corridonia)

Prima testimonianza

Mi chiamo Stefano, vengo da L’Aquila, ho 34 anni e sto alla PARS da nove mesi. Ho iniziato per gioco a quattordici anni con le canne per poi passare aventi alla cocaina e ventotto all’eroina. Tutto mi sembrava bello all’inizio se non fosse che poi è subentrato un vuoto che pensi di colmare con la droga, ma ti illudi e basta.

Mi alzavo per andare a lavorare, conducevo una doppia vita, volevo stare al passo con gli altri per non sentirmi diverso, sfigato, dopo tanti tentativi ho capito che non ce la facevo. grazie all’aiuto della mia famiglia sono entrato alla PARS. Sette mesi li ho trascorsi in una sede, mi ero ambientato ma poi sono stato trasferito stato trasferito a causa di una mia trasgressione.

È stato difficile per me ripartire e riaffidarmi ai miei nuovi operatori perché all’inizio avevo molta confusione, non vedevo il trasferimento come un’opportunità ma come una punizione. Col tempo sto capendo che in realtà io ho seri problemi a voler bene, che anche fuori ero dipendente dalla mia ragazza, che in comunità cercavo distrazioni e evasioni. In comunità ora cerco di parlare di più con gli operatori, cerco di stare con chi sta avanti nel percorso, ciò mi è di aiuto, sento le persone più vicine e più amiche, mi stanno ridando la fiducia che avevo perso.

Provo a seguire e il mio star meglio è dovuto a questo, partecipo alle attività e sento che la realtà mi sollecita e non mi sento messo da parte, mi sento parte di un gruppo.  Faccio ancora molta fatica e spesso penso che è dura maturare il vero senso dello stare in comunità, ogni giorno è una lotta ma sento che voglio provarci.

Ho chiesto di fare il pellegrinaggio perché mi sono avvicinato a Dio, sento che mi dà la forza di andare avanti e prego che continui ad aiutare me e tutti coloro che lottano per rialzarsi.

Seconda testimonianza

Ciao a tutti, mi chiamo Alessandro e vengo da Napoli, sono in Comunità alla PARS da circa 15 mesi.

Ho usato droghe per trent’anni, avevo un buon lavoro, mi sono sposato, e le sostanze mi hanno strappato la cosa più bella che il Signore mi aveva donato: i miei bellissimi figli che ho tanto trascurato e sono cresciuti senza il mio amore.

Ho condotto una vita senza regole, fatta solo di trasgressioni; non ho mai accettato le mie fragilità che ho sempre nascosto dietro arroganza, violenza e presunzione che mi hanno fatto rimanere solo, perché tutti quelli che mi si avvicinavano dopo un po’ scappavano ed io rimanevo di nuovo immerso nella mia solitudine. Per allontanare quella sofferenza mi sballavo sempre di più, i problemi aumentavano e mi sembrava  di stare su una giostra, giravo sempre pur restando fermo, e intanto la vita andava avanti.

Mio padre si è invecchiato, si è ammalato, è morto ed io non me sono reso conto. Mia madre ha settant’anni ed io sono rimasto a quando ne aveva solo quaranta. I miei figli sono grandi, sono mancato alla prima comunione, ai loro 18 anni, al fidanzamento, pensavo solo a drogarmi.

Mi sto avvicinando alla fede e sto scoprendo che mi aiuta a vivere meglio, mi aiuta a chiedere perdono.

In comunità grazie all’aiuto degli operatori inizio a vedere la vita in modo responsabile e maturo. All’inizio non mi fidavo, ero falso e continuavo a comportarmi in modo infantile, non accettavo niente, continuavo a fare trasgressioni. Quando cercavo di tirare le somme mi arrabbiavo perché mi rendevo conto che niente cambiava.  

Dovevo decidermi a fidarmi dell’operatore, ma questo comportava obbedire e rispettare le regole, senza polemiche e giustificazioni, una cosa difficilissima per me. Ho trovato il coraggio, ho iniziato ad obbedire, ascoltare, rispettare la comunità e le persone che ci lavorano. Ho cominciato ad accorgermi che credevano in me e mi davano fiducia, e questo ha fatto nascere un forte legame affettivo. Oggi posso dire che non mi sento mai solo perché per qualsiasi problema da superare c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarmi, sostenermi e guidarmi nelle mie scelte. 

Adesso i miei figli mi cercano, mi chiedono consigli, ed io ho imparato a sostenerli e guidarli nel giusto applicando anche con loro quello che vivo e che sto imparando.
Sono qui stasera per ringraziare la Madonna e per affidare a lei la vita dei miei figli ed il mio percorso in Comunità.

Non posso non ricordare qui con voi i tanti miei compagni di Comunità che negli ultimi tempi sono morti, tra tutti vorrei dedicare un pensiero a Jessica che l’anno scorso ha partecipato al pellegrinaggio ed ha portato la sua testimonianza, e a Roberto, ultimo in ordine di tempo, morto solo qualche giorno fa per un infarto. Che la Madonna interceda per le loro anime e sia di conforto per le loro famiglie ed i loro bambini che ora sono nel dolore.