Perini, così un presidente di banca scopre l’emozione: «M’ha invitato Vecerrica, io e mia moglie lo rifaremo»

LORETO Sabato 10 giugno 2006. E la data del ventottesimo Pellegrinaggio Macerata-Loreto. «Io e Giuliana ci saremo dice Tonino Perini, presidente di Banca Marche ma prima, questa volta, ci alleneremo un po’».

Tonino Perini, imprenditore, ex sindaco di Ripe (Ancona), la moglie Giuliana e la nuora Mery, erano alla testa del Pellegrinaggio. Hanno camminato tutta la notte accanto al presidente della Provincia di Ancona, Enzo Giancarli e al presidente della Provincia di Macerata, Giulio Silenzi. Perini è alla sua seconda esperienza. Ad invitarlo, la prima volta, è stato il vescovo di Fabriano e Matelica, Giancarlo Vecerrica, che della marcia è l’ideatore ed è stato l’anima organizzatrice finché è stato parroco a Macerata. «Avevo dato la mia parola, non potevo mancare» dice Perini. Ed è stata una camminata senza eguali. «Sono devoto alla Madonna di Loreto fin da bambino racconta Perini Il Pellegrinaggio ti lascia qualcosa di bellissimo e indescrivibile, è riflessione e serenità insieme. Camminare in mezzo a tanti giovani, cantare e pregare per tutta la notte arricchisce e serve per riprendere la propria attività con maggiore vigore».

E’ la seconda volta consecutiva anche per Maria Paola Merloni, presidente di Confindustria Marche. In questa “avventura” ha trascinato anche il padre, Vittorio. Padre e figlia, anche loro, sono stati invitati da monsignor Vecerrica. «Provate» ha detto loro. Come dire di no a quel sorriso.

Ci vuole la fede oppure un grande motivazione per camminare per 27 chilometri. Sono tanti a piedi, tutti a passo lento e si sentono sulla schiena. «Alle due di notte la fatica si comincia a far sentire dice Maria Paola Merloni il Pellegrinaggio è un momento di riflessione, di faticosa riflessione». In scarpe da tennis anche l’imprenditore Marco Montagna, presidente dell’Assindustria di Pesaro.

A mezzanotte e mezza è apparso, a sorpresa, don Oreste Benzi, era in tonaca, con gli agenti di scorta. Ha detto: «Su altre strade come questa ci sono persone schiave che si vendono ma che sperano in un grande cambiamento. E’ ora che i cristiani si sentano un popolo in cui c’è posto per tutti, anche per quelle schiave».

Tra i 65.000 in cammino c’erano i giornalisti Renato Farina (vice direttore di Libero) e Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi. Amicone ha richiamato Leopardi, «colui che con la ragione trova nelle cose una presenza buona alla quale ci inchiniamo». Tra i pellegrini c’era pure l’assessore allo sport del Comune di Milano, Aldo Brandirali.

La testimonianza più toccante è stata quella di Marco, 25 anni, di Jesi, tossicodipendente: ha iniziato con l’alcool e gli spinelli a 13 anni ed è passato all’eroina a 19 anni. Ha raccontato i suoi 5 anni di guerra con la droga, fino all’approdo nella Comunità Pars di Corridonia per disintossicarsi. Adesso, ha detto, «la mia vita ha una direzione anche se non ci si libera da un certo tipo di vita in un paio di mesi».