Il popolo di Cl marcia per 28 chilometri contro il referendum

Ventotto chilometri nella notte, su e giù per le colline marchigiane. « La gente si ribella, vuole sapere da dove viene e dove va - spiegava al tramonto nella cattedrale di Macerata il cardinale Angelo Scola -, vuole conoscere il bello e il buono. Per questo si cammina, perché il pellegrinaggio è la più straordinaria metafora, il segno più concreto della vita dell’uomo » . Ma le parole del patriarca di Venezia non sono bastate per convincere Giuliano Ferrara: neocattolico sì, maratoneta mai. Per lui cento metri e via in albergo. « Ho la fibrillazione atriale, l’obesità, il diabete. Vi raggiungo in macchina » . Alle sei del mattino però era puntuale davanti al duomo di Loreto ad accogliere quei sessantamila ciellini che la marcia l’hanno fatta sul serio. E alla sei di sera a Roma cominciava a gioire per i primi numeri. Affluenza scarsa, soprattutto nel Sud. « Ho una richiesta pressante per Daniele Capezzone, Emma Bonino, Giovanni Sartori e Piero Ostellino: nel caso fosse confermata una scarsa attitudine al voto coatto da parte degli elettori meridionali, gli abrogazionisti evitino, se possono, di definirli " esseri umani ma non ancora persone ?. Grazie » . Una giornata lunghissima per il laico « convertito » . Di fronte al santuario applausi, autografi, foto ma solo qualche parola sul referendum: « Non faccio previsioni sul quorum, però... ho una certa sensazione » . Tutto intorno preghiere, canti, immagini della Madonna. « Mi piacciono queste cose un po’ polacche. Noi cattolici siamo gente seria » . Noi? « Io non credo, però l’uomo integrale ha il dovere di riconoscere la realtà, anche quando è microscopica». La sera prima, a Macerata, Ferrara troneggiava vestito interamente di bianco mentre il cardinale Scola leggeva la sua omelia e dava il senso « politico » del pellegrinaggio: « Vogliamo essere liberi davvero e per questo confessiamo il nostro peccato davanti a colui che ci salva. Chiediamo un amore capace del dono totale di sé, che conosca l’esultanza trepida di una vita accolta » . E la processione, dedicata a Papa Wojtyla e don Giussani, si è trasformata in un gigantesco rito propiziatorio. Sono 27 anni che la notte del primo sabato dopo la chiusura delle scuole si svolge questo pellegrinaggio tra Macerata a Loreto. L’ha inventata un ex professore di religione, il sacerdote di Cl Giancarlo Vecerrica, oggi vescovo di Fabriano. Un po’ goliardica un po’ religiosa, all’inizio serviva quasi per chiedere un aiuto « dall’alto » in vista dell’esame di maturità. Poi con il tempo ha assunto un carattere più sacro. Questa volta la marcia ha coinciso con la vigilia referendaria. « Non l’abbiamo fatto apposta, è solo una coincidenza - hanno spiegato gli organizzatori -. Forse è un segno del destino » . Sono partiti con le ultime luci, quando il tenore Zingarello ha intonato il « Nessun dorma » . Sacerdoti con la stola viola, pellegrini con lo zaino e la giacca a vento, confessioni « volanti » lungo il tragitto, cinquantamila bustine di zucchero per affrontare i pendii più duri, indulgenza papale per tutti. Un pit- stop di ristoro a Chiarino, una tappa a San Firmano per la fiaccolata e i fuochi d’artificio. In mezzo al popolo di Cl, qualche volto noto. Come quello di Savino Pezzotta: « Un bel bagno di gioventù. Sono contro la falsa scienza e la tecnologia manipolante » . O quello del viceministro dell’Economia Mario Baldassarri. O anche Sergio Cusani, don Benzi, i cantanti Ron e Tosca. C’era anche tutta la famiglia Merloni, dal patron Vittorio alla figlia Maria Paola, presidente degli industriali delle Marche, che è arrivata a Macerata dopo aver inaugurato una nuova cantina di vini. « Ho bevuto un bicchiere di rosso, abbiamo fatto le foto, poi mi sono tolta le scarpe e gli orecchini e sono venuta a camminare. Sono allenata, vado in bici tutti i giorni » . Ferrara invece no, lui non è molto allenato. Il percorso l’ha fatto in auto, il giorno dopo, in tempo per accogliere i pellegrini insieme ai vescovi e INCONTRO Giuliano Ferrara al pellegrinaggio di Loreto accanto al cardinale Angelo Scola. Davanti al sagrato del Duomo, il direttore del « Foglio » ha espresso « una richiesta pressante per Daniele Capezzone, Emma Bonino, Vanni Sartori e Piero Ostellino: nel caso fosse confermata una scarsa attitudine al voto coatto da parte degli elettori meridionali, gli abrogazionisti evitino, se possono, di definirli " esseri umani ma non ancora persone ? » ai cardinali. « Che ci faccio qui? Mi piace molto la religiosità profonda e vitale dei ciellini. Il mio difetto specifico è che non credo, però l’Occidente, tutti noi, abbiamo un debito di eredità culturale dal cattolicesimo, da saldare attraverso la tolleranza e il dialogo».