Con Scola la marcia dei fedeli «in difesa della vita»

Macerata.«Siamo qui come mendicanti, per ritrovare il senso della vita». Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, ha incentrato su questa immagine l’omelia della messa per le migliaia e migliaia di pellegrini (già nelle passate edizioni hanno superato i cinquantamila) che nella notte hanno camminato da Macerata a Loreto nel XXVII pellegrinaggio a piedi promosso anche quest’anno da Comunione e Liberazione in nome di Giovanni Paolo II e di don Giussani.

Ma, come hanno spiegato gli organizzatori, la notte di preghiera è stata dedicata anche a Papa Benedetto XVI, alla pace nel mondo e «perchè la vita sia sempre tutelata», secondo le preoccupazioni espresse con forza dalla Conferenza episcopale italiana che, durante i giorni che hanno preceduto la consultazione elettorale di oggi e domani, ha invitato il popolo dei cattolici all’astensione. Lo stadio maceratese «Helvia Recina» era ieri affollato già dal primo pomeriggio di giovani, famiglie e anziani arrivati da ogni parte d’Italia; gente comune, militanti di Comunione e Liberazione di ogni età, Papaboys, ma anche nomi di spicco, come il segretario della Cisl Savino Pezzotta e il giornalista Giuliano Ferrara. A tutti il cardinale Scola ha parlato del «desiderio di ritrovare spazi di libertà». «Eravamo precipitati - ha spiegato il patriarca di Venezia ai fedeli - nella figura del vagabondo comodo. Ma la gente si ribella, vuole diventare un consapevole pellegrino, vuol sapere da dove viene e dove va, vuol conoscere il bello e il buono, il giusto e il vero della vita, il senso del nascere e del morire. Per questo si cammina, perchè il pellegrinaggio è la più straordinaria metafora, il segno più concreto della vita dell’uomo». Secondo il presule, l’uomo «è mosso dal desiderio incontenibile della meta, cerca il senso della vita, cerca di ritrovare l’esperienza elementare degli affetti e del lavoro per poter realizzare il desiderio straordinario di felicità che porta nel cuore e gustare la libertà». Il cardinale Scola ha fatto riferimento alla «straordinaria condizione che anima il cuore di tutti noi e dice al meglio chi è l’uomo, e si esprime con la parola mendicanza.

L’uomo nella sua vita è come un grande mendico». Uno solo il passaggio dell’omelia di Scola che può essere letto come un riferimento indiretto ai temi del referendum sulla procreazione, dell’ aborto e dell'eutanasia: «Chiediamo - ha detto il Cardinale - un amore capace del dono totale di sè. Che conosca l’ esultanza trepida di una vita accolta, che sia garantito oltre la morte. Chiediamo il dolore pacificante del perdono dopo il tradimento, la tenerezza saggia della vecchiaia». Tra i pellegrini, il laico Giuliano Ferrara. Il giornalista non ha voluto fare previsioni sui risultati del referendum. «Non porta bene fare previsioni....» ha spiegato il direttore del Foglio (ieri mattina, con un gioco di parole, il quotidiano è uscito in edicola con il nome trasformato in Figlio), strenuo difensore dell’astensione come la Cei. Ma come mai ha partecipato alla marcia? «Per un invito gentile - ha risposto -, per una curiosità profonda, umana e anche per una comune battaglia che abbiamo condotto con tanti cattolici e tanti laici in queste settimane per affermare una cultura della realtà e, dunque, della vita».