Testimonianza di Claudio Bottini

La fede come il cammino dello sguardo

Non posso non partire da quel fatto che i miei occhi hanno visto e le mie orecchie hanno udito la settimana scorsa quando a Milano è accaduta la presenza di Benedetto XVI perché mi sono trovato dentro un abbraccio così umano e così divino dove tutte le mie domande più profonde  come “Chi muove l’intimo dell’uomo? Chi accende il mio cuore, cioè il mio desiderio di verità, di bellezza, di giustizia?” sono state amate e prese nella loro profondità e verità.

Mi chiamo Claudio Bottini, ho 58 anni, sono sposato, ho 3 figli. Lavoro in un back office di un’azienda di credito a Sesto San Giovanni.

Queste domande mi accompagnano tutti i giorni da quando mi alzo fino a quando mi corico, ne sento l’urgenza capitale per me dentro le circostanze che il Mistero che fa tutte le cose mi riserva. Così come percepisco che queste domande urgono una risposta che non sia effimera, parziale. Non mi basta accontentarmi. Altresì mi sto accorgendo che la risposta totale non sono in grado di darmela da me, la risposta non la faccio io. «E’ Lui che cerca voi prima ancora che voi lo cerchiate. Rispettando pienamente la vostra libertà Egli si avvicina a ciascuno di voi e si propone come la risposta autentica e decisiva a quell’anelito che abita il vostro essere al desiderio di una vita che valga la pena di essere vissuta» (Benedetto XVI Zagabria Giovani 04/06/2011).

Ecco, in queste parole di Benedetto XVI c’è descritto quello da cui sono stato afferrato nell’incontro con il carisma di Don Giussani. Uno sguardo che ha mobilitato, ha scosso, ha percosso, ha guardato fin nel profondo la mia vita. Ha fatto crescere in me il desiderio di Cristo ha fatto riprendere in modo ragionevole il cammino della fede che i miei genitori mi avevano comunicato.

Uno sguardo e un cammino da cui si sono stato travolto e abbracciato nell’incontro con Don Giussani, uno sguardo che entra nel profondo, muove, commuove, segna l’oggi. Così come quando ho avuto la Grazia di incontrare Giovanni Paolo II. Uno sguardo così profondo che mentre guarda me guarda ciò di cui sono fatto, Cristo, e mentre guarda Cristo guarda me.

Uno sguardo come quello che Giovanni e Andrea hanno ricevuto per la per prima volta incontrando Gesù, “Chi Cercate?” “Maestro, dove abiti?” “Venite e vedrete”, che determina l’abbraccio alla moglie, ai figli, al lavoro, ai soldi, alla crisi; uno sguardo che fa dire “Ma tu chi sei? Chi sei tu che permetti questa umanità inimmaginabile?”

Mi ha impressionato l’incontro con una ragazza di 16 anni che alla fine dell’incontro ha detto: «Sono davvero commossa, sono rimasta davvero attratta dal tuo sguardo, ho visto in te quella persona dalla quale prendere esempio, ringrazio Lui di questo incontro!».

Oppure questa persona che ha fatto l’attrice e dopo un lungo percorso «Una sera dopo tanti inviti capito in un’assemblea a Milano. Ecco un altro che dal palco mi fa subito incazzare: “bisogna mettersi in gioco - dice - scendere in campo”. Ma sì, dice tanto per dire ma che ne sa del senso di disperazione che mi opprime, che a volte mi fa perdere il controllo nella collera, che mi fa perdere il gusto della vita, di una vita senza un’umanità vera e sincera…alla fine dell’assemblea esco a fumare in attesa di andarmene. Don Marco però non si muove, passa quasi mezz’ora. Torno dentro per prenderlo e portarlo via. Quello che aveva tenuto l’assemblea mi si avvicina e sorridendomi come se mi conoscesse da molto tempo mi abbraccia. Un abbraccio che mi riempie di una commozione che tento di trattenere per non sembrare stupida. Resto interdetta mentre sento una forza oltre l’umano che mi stringe».

O come quel compagno di lavoro che qualche giorno fa mi ha detto: «Ma da dove ti viene questa umanità?», o come quel piccolo imprenditore incontrato durante una cena che alla fine ha detto «il tuo dire, il tuo sguardo mi hanno acceso il cuore». O come Luca, un ragazzo di 22 anni incontrato da poco che ha detto: «Mai visto nulla di così bello, voglio iniziare anche io questa strada!».

Tutto questo venirmi incontro del Mistero di Cristo mi fa mendicare sempre di più l’umanità di Cristo e prendere sul serio il mio bisogno umano. Ma di cosa sono bisognoso io: di tutto, del Tutto, dell’Infinito (“Il mio cuore è sempre inquieto finchè non riposa in Te” dice Sant’Agostino).

Sorge allora una domanda: Chi ha introdotto nel mondo una così profonda esigenza, un così tenero e appassionato sguardo alla mia persona, alla persona di ciascuno di noi? Solo Cristo mi guarda così senza ridurre la mia persona. Così incontrando prima Don Giussani, poi Don Carron, poi il volto di tanti amici giovani e non, con cui ho la grazia di fare dentro la strada incontrata il cammino della mia vita, scopro sempre di più che Cristo non è una parola vuota o del passato bensì l’avvenimento della Sua contemporaneità che solo non fa smarrire la persona. Come mi scrive questa persona: «Contro ogni logica umana, questo è stato ciò che ho cercato e che cerco, con fatica, ogni giorno: Cristo presente, vivo, con me, con i miei bambini, la Sua carezza sulle nostre vite stravolte. Certo, è un lavoro difficile affidarsi, non mi è così automatico, devo farlo attimo per attimo, secondo per secondo e non mi toglie un solo grammo del dolore che provo, ma mi corrisponde molto di più della disperazione. E Lui risponde. Lo vedo nei miei bambini così forti e docili, l’ho visto al funerale di Mauri dove il mio cuore era in pace perché, assurdo a dirsi, era evidente una letizia…Lo vedo negli amici che non mi lasciano un solo istante e in chi, con affetto paterno, mi ricorda incessantemente che questa irrequietezza dolorosa è il dono più grande che potessimo ricevere, è la sua preferenza per noi, perché ci obbliga ad andare al fondo di tutto per cercare Lui, che c’è, che fa, che agisce».

Questa contemporaneità ho la grazia di sperimentarla anche nell’ambiente di lavoro dove tra alcuni è nata un’amicizia profonda scaturita intorno all’Angelus durante la pausa mensa, condividendo per come si può la vita quotidiana, i bisogni che nascono, fino a vivere insieme settimanalmente la scuola di comunità (la catechesi del Movimento di CL) anche con persone di diversa estrazione.

Come il mio amico Riccardo che ha perso un figlio. Per curiosità si è avvicinato vedendo persone amiche e con tutta la sua resistenza dice: «Qui c’è qualcosa di grande e strano che desidero imparare», o come Gloria che dice: «All’alba dei 60 anni finalmente al lavoro ho trovato degli amici», oppure Angela a cui abbiamo insegnato l’Angelus.

Tutta questa grazia che mi accade fa sorgere più potentemente il desiderio di riconoscere Cristo in ogni istante. E da cosa lo vedo che aumenta questo desiderio di Lui, questo riconoscimento di Cristo? Dal fatto che sono più disposto ad imparare, ad ascoltare, pronto a riprendere quando sbaglio. In una parola: desidero amarLo, servirLo, onorarLo dentro la strada che Lui stesso mi ha indicato: seguendo Don Giussani e chi oggi me lo testimonia potente e vivo nella sua carne, come Benedetto XVI e Don Carron.

Domando all’inizio di questo pellegrinaggio la conversione del mio cuore per non disperdere la grazia che ho ricevuto, seguendo chi onora Cristo, chi ama Sua Madre Maria. Domando al Mistero Presente per intercessione del Beato Giovanni Paolo II il dono continuo della fede, di questa esperienza umana che rende piena la vita in qualunque circostanza mi trovo.

Grazie.