La visibilità del cammino, segno di fede viva

Proponiamo in anteprima, l'intervista al Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, che celebrerà la Santa Messa sabato 8 giugno allo stadio di Macerata

Che significato ha per la Chiesa di oggi un pellegrinaggio a piedi di 30 chilometri, compiuto di notte da quasi 100mila fedeli in un’epoca in cui si censura la fatica, si accantona il sacrificio e prevale solo uno spirito di autosufficienza e di pretesa sull’altro?

Il pellegrinaggio è una testimonianza di fede viva che indica un cammino di rinnovamento ecclesiale. Il cammino verso la “Santa Casa” porta i pellegrini a volgere il loro sguardo verso Maria, la quale, ci ha insegnato il Beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris mater, ha camminato nella fede. In quell’Enciclica il Papa ha affermato che “la Chiesa, che sin dall'inizio conforma il suo cammino terreno su quello della Madre di Dio, ripete costantemente al seguito di lei le parole del Magnificat” (n. 37). Così il pellegrinaggio diviene la visibilità del cammino interiore di ogni cristiano che è chiamato a far crescere la fede battesimale fino a raggiungere la pienezza dell’uomo nuovo in Cristo. Questo cammino spirituale, come il pellegrinaggio, richiede la fatica del “buio della fede”, del sacrificio della rinuncia all’egoismo, l’apertura all’altro e il sostegno fraterno, soprattutto quando la strada si fa dura o è in salita. Nessuno può vivere da solo sia umanamente che nella vita di fede. Insieme dobbiamo camminare verso Dio, sostenuti dalla Madonna e cantando come lei la misericordia divina. Sono quanto mai appropriate, per coloro che si mettono in cammino verso Loreto, le parole di S. Agostino: “Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità…devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina” (Disc. 256,1.2.3).

Il titolo di questa 35° edizione riprende un passo dell’udienza del 7 novembre scorso dell’attuale Papa Emerito Benedetto XVI “Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?”. Si tratta di un’opportunità incisiva e forte per andare al fondo della vita di ogni giorno. Come il pellegrinaggio può tentare di rispondere a questo infinito bisogno dell’uomo? 

La domanda rivolta da Benedetto XVI, inserita in una catechesi dell’Anno della Fede, riguardava il desiderio di Dio che è inscritto nel cuore dell’uomo ed attrae continuamente l’uomo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica scrive che “soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa” (n. 27). Il pellegrinaggio deve condurre l’uomo a compiere un esodo “dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio” (Deus Caritas Est, 6). Nel cammino quotidiano della vita dobbiamo riscoprire i grandi valori dell’esistenza: l’amore, l’amicizia, la bontà, la bellezza. Questi valori hanno il loro fondamento in Dio. L’uomo cercandoli nella quotidianità si apre a Dio. Ma si deve tener presente che questo cammino dell’uomo verso il bene, ha origine in Dio stesso. E’ Lui che si è messo in cammino verso di noi, aprendo il dialogo della salvezza con noi. A questo riguardo sono eloquenti le parole di San Giovanni: “egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19). L’immagine di Cristo Buon Pastore, che va in cerca della pecorella smarrita ci manifesta come la misericordia di Dio cammina per le valli e i dirupi della nostra esistenza per cercarci e riportarci a casa, a Dio, dove troviamo il riposo, la pace e la serenità. Il pellegrinaggio, allora, deve far riflettere non solo sul nostro cammino verso Dio, ma sul venire di Dio, in Cristo, incontro a noi, nelle condizioni concrete della vita di ciascuno. Il Papa Francesco ci ha ricordato proprio come l’amore di Dio, “è un amore che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida…non chiude la porta, attende…” (Omelia, 7 aprile 2013).

Sono molti i giovani a partecipare a questo gesto che coinvolge un giorno della settimana per loro ritenuto sacro come il sabato sera. Il pellegrinaggio verso la Santa Casa di Loreto ha una tradizione storica molto antica, eppure sempre più incontra l’interesse e la voglia di esserci da parte dei giovani. Quale la novità di un cammino che da oltre 30 anni si ripropone nella sua stessa dinamica?

E’ consolante vedere come un numero sempre maggiore di giovani desiderano partecipare a questo pellegrinaggio. Ciò dimostra quanto i giovani sono disponibili verso le proposte di valore, quanto sono entusiasti e non hanno paura di lasciare la “routine” o la “movida” del sabato sera per un’esperienza autentica di vita e di fede. Le giornate Mondiali della Gioventù hanno dimostrato fin dall’inizio la vitalità della fede dei giovani nel mettersi in cammino verso le strade del mondo portandovi la croce di Cristo ed incontrandosi con il Papa, costruendo così la Chiesa viva.  Ai giovani che si mettono in marcia verso la Casa della Madonna, vorrei dire di non accontentarsi mai di quanto hanno raggiunto e di condividere la gioia e la pace del loro incontro con Cristo. Vorrei ripetere ai giovani le parole di Papa Francesco, a loro rivolte la Domenica delle Palme: “I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù!” (Omelia del 24 marzo 2013). Questa mi sembra la novità di un pellegrinaggio di ormai trenta anni, che ringiovanisce proprio per la presenza dei giovani. 

In questo anno della fede voluto fortemente dal Papa Emerito Benedetto XVI come può l’esperienza umana che nasce da un avvenimento di popolo come questo contribuire ad essere una testimonianza di concreta evangelizzazione e non il segno di un appuntamento occasionale?

Il camminare insieme cantando e pregando, sostenendosi vicendevolmente, con le lampade accese nella notte, certamente annuncia la gioia e la speranza del Popolo di Dio, unito nel camminare insieme a Lui per le strade del mondo. Questo camminare insieme manifesta e annuncia la fede di gente di ogni età e condizione che mossa unicamente dal proprio credere cammina in compagnia di Maria, non per andare verso l’effimero, o alla ricerca delle cose nei mercati del mondo, ma per rafforzare la fiducia in Gesù, che si è fatto uomo nel seno di Maria, e che cammina con noi, come con i discepoli di Emmaus per ridare speranza alla vita.

Lei ha preso parte all’ultimo conclave per la nomina del nuovo successore di Pietro. Quale ricchezza può rappresentare per tutta la nostra Chiesa e per la vita di ognuno la presenza del nuovo Papa Francesco?

La partecipazione al Conclave è stata una forte esperienza ecclesiale, che rimane scritta nel profondo del cuore. Ancora una volta ho potuto sperimentare come sia lo Spirito Santo a guidare la Chiesa di Dio, con la sua forza creativa, che rinnova continuamente il volto della Chiesa. In questo primo periodo del Pontificato di Papa Francesco abbiamo visto tutti quanta ricchezza di fede e di umanità egli ha riversato nel cuore di tanti uomini e donne e come abbia dato respiro alla Chiesa. Ringraziamo Dio per il nuovo Papa e preghiamo per lui perché il Signore lo conservi a lungo. Ognuno deve aprirsi all’accoglienza del suo magistero, deve aprire il cuore per condividerne sinceramente le ansie e le speranze, per costruire in uno spirito di comunione effettiva ed affettiva con lui il Regno di Dio nel nostro tempo. Questa comunione l’ha espressa fin dal primo momento il Papa stesso con l’immagine del Vescovo e del popolo che camminano insieme. Preghiamo per lui e per il suo ministero apostolico. E’ quanto chiede a tutti.